A Beautiful mind, 10 anni dopo

ott
2013
06

scritto da on Home

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Il 17 Marzo 2003 l’Università Federico II di Napoli ha dato la Laurea H.C. a John F. Nash Jr, una grande idea avuta da qualcuno che si era accorto che questo signore, Nobel Laureate in Economics, secondo la locuzione inglese, in realtà non aveva mai conseguito una laurea in Economia. Quel giorno ho conosciuto J. Nash, e mi piace raccontare la mia storia personale in relazione a questo personaggio eccezionale. Parlando di lui non riesco a trattenermi e a sintetizzare, per cui sarò prolisso, ma pazienza…

Ovviamente come matematico conoscevo bene il nome di J.Nash già negli anni 80, forse meglio della maggior parte degli amici che lavorano nelle discipline più classiche come l’analisi, la geometria e la fisica matematica, perché il suo nome era legato anche ai famosi equilibri di Nash, che un sedicente esperto di teoria dei giochi non può proprio ignorare …

Dunque sono stato molto contento quando nel 1994 ho saputo del premio a lui assegnato, ma la cosa sarebbe finita lì se qualche anno dopo non avessi letto il libro di S. Nasar, A beautiful mind, che in Italia è uscito col titolo Il genio dei numeri (pare che in Italia un libro che parla di matematica, se vuole vendere qualche copia, debba contenere la parola numero nel titolo, mah).

Questo bel  libro ponderoso ha cambiato la vita di un certo numero di persone: sicuramente quella della  Nasar, che  ne ha ricavato una cattedra in una prestigiosa Università, e di Nash, perché è leggendo il libro che un qualche signore ha deciso di girare un film sulla vita del suo protagonista … e a sua volta il film ha fatto di lui una star, dal momento che premiati dal Nobel sono un certo numero, ma quelli che sono anche protagonisti di un film sono molto pochi …

Quel libro ha avuto anche un impatto notevole su di me. Diciamo pure che ha portato la mia ammirazione verso Nash a livelli stratosferici, insomma mi sono innamorato del personaggio. La cosa curiosa è che sono convinto che se fossi stato un suo coetaneo e conoscente non mi sarebbe stato molto simpatico, e forse umanamente non lo avrei ammirato affatto. Era in effetti un ragazzo piuttosto antipatico, e poi un giovane uomo alquanto arrogante, nonché pieno di difetti anche gravi (ad esempio, non ha mai legalmente riconosciuto un figlio, pur non avendo mai negato di esserne il padre, al punto che questo suo figlio ha persino avuto una particina nel film!). Ma leggendo di lui, del suo genio e delle sue peripezie, devo ammettere che mi è nata una grande curiosità di capire l’uomo, e una grande ammirazione per un genio che ha avuto una vita davvero difficile. Comunque proprio a causa del film mi sono dovuto occupare ancora più concretamente di lui; a parte qualche recensione del film sui vari giornali e riviste,  ho scritto articoli su Nash sia su giornali sia su riviste di divulgazione scientifica, ho fatto conferenze sui suoi contributi alla teoria dei giochi, ho tradotto per i tipi di Zanichelli il libro,curato da Kuhn e Nasar, in cui si davano ulteriori notizie della sua vita e venivano raccolti i suoi lavori scientifici più rilevanti; infine, ho parlato di lui varie volte al festivaletteratura a Mantova …

Chiaro che quando ho saputo che sarebbe venuto a Napoli sono entrato in grande agitazione, perché volevo esserci, e possibilmente incontrarlo. Visto che appena ho telefonato all’organizzazione mi è stato detto che tutti i posti erano esauriti, ho provato a telefonare a un mio amico, persona molto influente nel mondo matematico, non solo napoletano, per vedere se poteva procurarmi un biglietto d’ingresso … nulla da fare. In realtà poi è andata diversamente. Qualche anno prima, a un convegno a Venezia dove Kuhn aveva presentato il suo libro con la Nasar, avevo conosciuto una giovane giornalista, Maria Zuppello, venuta al convegno per parlare con Kuhn. Siamo in quell’occasione diventati amici, e quindi le ho fatto sapere che c’era Nash a Napoli, ma che purtroppo non potevamo andarci perché non c’era più posto. Dopo mezzora mi ha richiamato dicendomi tutto di un fiato che aveva ottenuto venti minuti di intervista esclusiva con Nash, e che aveva segnalato di aver bisogno di essere accompagnata di un consulente scientifico … Grazie Maria, non me lo dimenticherò mai, anche se sei finita in Brasile e ho perso i contatti con te per anni, mi hai fatto incontrare Nash e parlare con lui!

Figurarsi dunque l’emozione quando qualche giorno fa ho scoperto che, dopo 10 anni, con un po’ di fortuna avrei avuto la possibilità di incontrarlo di nuovo, o perlomeno di vederlo su un palco. Era infatti l’ospite d’onore a un convegno tenuto all’Università di Bergamo. C’era molta curiosità di rivedere una persona che ormai ha 85 anni, e di cui non avevo sentito più parlare. Ho prenotato un posto e, appena arrivato, passando per un corridoio per andare verso le prime file, ho incontrato il collega che lo aveva invitato. Ovviamente mi ha salutato e mi ha detto che Nash era chiuso in una stanza per sottrarlo alla curiosità delle persone, invitandomi poi a entrare per salutarlo. Quindi sono entrato, e l’ho visto vicino a Odifreddi; nella stanza c’era anche Alicia (che ho riconosciuto dopo un attimo, visto che è molto dimagrita, rispetto a 10 anni fa).

A questo punto succede una cosa per me surreale. Piergiorgio mi vede, e per gentilezza si alza e mi saluta. A quel punto si alza anche Nash per salutarmi … eh no, il mondo oggi gira alla rovescia, Nash che si alza per salutarmi? Non riesco a crederci! Comunque, lo saluto anche io e gli ricordo che ci eravamo incontrati a Napoli, dove avevo assistito alla sua intervista da parte di Maria.  Poi esco, perché so che comunque è una persona che si agita con gli estranei e che è meglio lasciare tranquillo…

Ora arriva il momento di parlare delle impressioni avute durante il convegno (lo chiamo così anche se è improprio, ma non saprei come altrimenti chiamarlo, brevi saluti, 3 minuti di tutorial di TG(!) e poi domande a Nash).

Intanto, durante la prima parte lui era seduto in prima fila, e non so quanto abbia sentito e capito visto che le persone parlavano quasi tutte in italiano, e solo dopo 10 minuti su suggerimento di PG che mi ha visto vicino a lui gli ho passato le mie. Ma questo non ha granché importanza: non ha perso nulla. E’ arrivato poi il suo turno.

Credo di aver perso, non solo io, la metà delle cose che ha detto. Fa fatica a parlare, spesso si allontana dal microfono, e in certi momenti la pur brava traduttrice si fermava perché non capiva. Comunque ha ribadito che si occupa tuttora del cosiddetto programma di Nash, cioè un tentativo di creare un modello che faccia in modo di includere la teoria cooperativa all’interno di quella non cooperativa. Nulla di strano, lui è il padre di quest’ultima, e capisco la sua ambizione di riportare  tutto nel suo alveo. Però ha detto le stesse identiche cose 10 anni fa, e non ha pubblicato nulla (anche se ha menzionato due lavoretti) da un sacco di tempo (trent’anni almeno). E poi ha 85 anni, che problema c’è se smettesse di occuparsi di matematica?

Ho pensato che forse parla di questo perché se invitato non potrebbe certo dire che si occupa d’altro o fa il pensionato … ma allora perché accettare questi inviti? Oltre a tutto sono convintissimo che, come del resto gli è sempre successo, parlare in pubblico non gli garbi mica poi tanto …

Sono personalmente convinto che la molla che lo spinge sia economica. Nash ha guadagnato qualcosa fino ai 30 anni, poi ha perso il lavoro e non lo ha più riavuto. Il premio Nobel gli ha portato un bel riconoscimento  (che comunque ha dovuto condividere con due colleghi), forse dal film ha tratto qualcosa, ma certamente per lui i soldi sono stati e forse sono un problema, anche a causa delle costose cure che sono necessarie per il figlio, malato della sua stessa malattia  (povera Alicia, che vita deve aver fatto).

Tutto questo, comunque, per me è abbastanza triste. Ma non importa. Lui merita comunque sempre la nostra ammirazione, il nostro rispetto, l’onore che si dà a qualcuno di eccezionale, e che ha avuto una vita molto speciale e molto difficile.

2 comments on “A Beautiful mind, 10 anni dopo

  1. stravagaria on said:

    È sempre un po’ triste veder invecchiare una grande mente ma trovo che non ci sia nulla di male a monetizzare una fama ben guadagnata e probabilmente qualche giovane matematico sarà stato entusiasta di incontrare dal vivo un mito sia pure sul viale del tramonto.

    • Roberto on said:

      Il problema non è la monetizzazione, Viv, che mi sta bene. Il problema è che non dice quasi nulla, quel che dice è sostanzialmente incomprensibile, ascolta poco. Mi chiedo se non esiste un modo diverso di averlo come ospite, anche se capisco che è difficile…per esempio lui è stato uno dei pochissimi che ha ritirato il Nobel senza parlare. Gli hanno fatto preparare un discorso, poi forse uno lo ha letto al suo posto. Questo forse alleggerirebbe la pena di un dibattito/colloquio sostanzialmente insostenibile…

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