Il voto a scuola

feb
2014
28

scritto da on Home

5 commenti

Ho recentemente  letto su Facebook l’intervento di un professore di scuola che emanava un grido di dolore per l’obbligo che ha l’insegnante di dover giudicare con un voto i propri alunni. Come spesso succede su Facebook i commenti erano tutti di plauso per il post e per il grido di dolore. Con una eccezione, il mio post, in cui chiedevo se ero solo io a dissentire, oppure se ero l’unico a dirlo. Sono molto maldestro nell’utilizzare il computer, e ancor più Facebook, ma il fatto che poi il mio commento dopo un po’ non comparisse (non ho controllato se subito c’era) mi ha fatto sospettare davvero una forma di censura più che l’ennesimo pasticcio. Questo mi ha fatto arrabbiare e venire la voglia di scrivere qualche mia idea su questa storia dei voti, e cercherò di essere il meno acido possibile. Eh sì perché di questo buonismo, francamente melenso a essere gentili, o alquanto sospetto a pensare male, non se ne può proprio più. Gli argomenti della professoressa, angosciata di dover etichettare con un voto i suoi alunni, erano quelli che si possono immaginare. Prima di tutto il fatto che il voto genera ansia, in chi lo deve dare e in chi lo riceve, e poi che crea situazioni di competitività, invidie e gelosie, l’ossessione del confronto, ecc ecc. Ora io vorrei chiarire che la mania di quantificare tutto, di assegnare un numero a tutto ciò che si dice e si fa, a me proprio non piace. Ci vuole ragionevolezza. Ma  credo anche che, fino a prova contraria, si vada  a scuola per imparare il sapere e per attrezzarsi ad affrontare la vita. Non è l’unica istituzione a dover fare questo, ma ha un suo ruolo importante.

La vita non è la pubblicità del Mulino Bianco. Nella vita dobbiamo tutti affrontare giudizi, dobbiamo confrontarci con gli altri, siamo messi in classifica, siamo giudicati e dobbiamo giudicare. Nella vita ci potrà capitare di dover prendere decisioni drammatiche, o di essere oggetto di decisioni drammatiche. Sia ben chiaro, non voglio sostenere che siccome la vita è dura allora occorre fin da subito cazziare i ragazzini per far sì che siano ben attrezzati. Chi mi conosce sa benissimo che non sono così, che cerco di evitare attriti e competizioni ogni volta che mi sembra possibile, che sono molto competitivo solo in un campo da tennis, che mi sono scelto un lavoro in cui si compete più con se stessi che con gli altri (anche se la carriera accademica per certi versi competitiva lo è). Però credo che sia dovere preciso di un insegnante anche saper indirizzare e giudicare i propri alunni, premiare chi merita e richiamare chi non lo merita. Credo che sia importante saper anche, in certe circostanze almeno, classificare le persone secondo i loro meriti. Cercando di sdrammatizzare eventualmente le situazioni quando possibile: recentemente per esempio dopo un esame con 80 persone ho detto che non potevo essere certo che tutti i 28 fossero un po’ meno bravi di tutti i 29 i quali, a loro volta, forse non erano un po’ peggio di qualche 30. Ma ho aggiunto che questi voti sono comunque ottimi, che  ognuno di noi, se appena è sincero con se stesso, sa che una volta è stato valutato un po’ stretto ma un’altra ha avuto un voto generoso…

Insomma valutare, dare voti, è un obbligo per noi, che va assolto con serenità, ed un diritto per gli alunni. Il problema poi mica si ferma alla scuola, proprio no. Questo egoistico buonismo a me sembra molto diffuso anche tra i genitori, che troppo spesso non hanno il coraggio di educare con energia, che trovano più comodo andare a scuola a protestare per un voto dato al figlio, a giustificare ogni loro comportamento, a chiedere comprensione per le difficoltà che si trovano ad affrontare, e che scoprono più gratificante allevare adolescenti che non crescono mai, perché non si sentono mai dire di no, piuttosto che attrezzarli già da giovani a prendere qualche responsabilità, e a confrontarsi con insuccessi e, a volte, pure con qualche ingiustizia.

Tanto è la vita a essere ingiusta. Con coloro ai quali voglio bene,  cerco di essere presente e comprensivo nei momenti di difficoltà, ma mettendo in evidenza il fatto che, a volte, occorre accettare anche cose che non ci piacciono, o accettare una sconfitta anche se pensiamo di non averla meritata.

5 comments on “Il voto a scuola

  1. Viviana on said:

    Sai già che la penso come te. Il voto è un simbolo e l’impatto sullo studente dipende da moltissimi fattori, un brutto voto dato con onestà e motivato con autorevole competenza viene accettato senza troppi traumi. Se mai bisogna lavorare sulle fragilità che un eccessivo lassismo ingenera in giovani a cui non è più consentito dire che a volte non sono stati all’altezza del compito.

    • Roberto on said:

      Io credo che molto spesso bisognerebbe lavorare sui genitori. Sono loro che rendono fragili i figli, il più delle volte. Proteggerli eccessivamente non è amore, ma egoismo

  2. Noi siamo l’esempio di “egoistico buonismo” nei confronti del nostro M…lo so.
    Ciao, Ale

    • Roberto on said:

      Eventualmente un esempio, non l’esempio. Sai che ritengo che dovreste pretendere molto di più da lui, ma non pensavo a voi in particolare. Eppoi credo che anche io avrei dovuto pretendere più rispetto delle regole, a volte, dai miei. Quindi nessuna critica “personalizzata”, ci mancherebbe…

  3. Gian Luigi Gatti on said:

    L’ho ascoltata con piacere alla conferenza di questa sera al Palazzo Ducale ed ho subito visitato il suo sito imbattendomi in questa arguta riflessione.
    Da padre di 5 figli, e precedentemente (com’è ovvio) da studente amante degli studi, posso parlare con una certa esperienza.
    Mi sembra che una delle ragioni dell’attuale decadenza italiana derivi proprio dall’attuale modo di “insegnare”, o perlomeno da tutta quella serie di insegnanti che non sono proprio capaci di insegnare, vuoi perché non sono in grado di tenere desta l’attenzione vuoi perché non sono capaci di valutare e quindi di dare “i voti”.
    Se dare un voto induce ansia, probabilmente sarebbe meglio che l’insegnante si desse all’ippica … ma in quel caso scoprirebbe l’ansia molto maggiore di arrivare primo o ultimo !
    Quando si tornerà ad avere insegnanti all’altezza ? Intanto i miei figli stanno formandosi in questa scuola che fa rimpiangere quella dei nostri tempi …

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