Lampi, di Jean Echenoz

feb
2013
21

scritto da on Recensioni

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Un tipico romanzo breve per i tipi di Adelphi. Ove si tratta di un geniale e molto stravagante inventore, che esercita i suoi talenti e dà sfogo alle sue stravaganze sullo sfondo di un’America  fine ottocento. Si dice, ma a me non interessa, che per  la figura di Gregor Echenoz tragga spunto da un personaggio reale. Questo non toglie né dà nulla al romanzo. Che scorre la vita di questo scienziato eccentrico, alto più di due metri, geniale inventore sia di  macchine che trovano immediate applicazioni (sua l’idea di sostituire la produzione di corrente continua con quella alternata), sia di altre semplicemente futuristiche o addirittura visionarie; persona lunatica, poco interessata agli uomini e al denaro, per nulla alle donne, simpatetico solo con i piccioni. Scritto magistralmente, ecco ad esempio un passaggio straordinario:

Il piccione codardo, subdolo, sporco, scialbo, sciocco, ignavo, vuoto, vile, vano.

Mai commovente, profondamente anaffettivo, lo squallido piccione con la sua stupida voce. Con il suo volo gracchiante. Con il suo sguardo sordo. Con il suo beccuzzare assurdo. Con il suo occipite decerebrato scosso da un irritante va e vieni. Con la sua vergognosa indecisione, la sua costernante sessualità.

 

Oppure questa frase che mostra quanto l’autore conosca la psicologia di chi si occupa di ricerca, a tutti i livelli, compresi quelli di non straordinaria qualità:

Per prima cosa teme che, come sempre nella sua vita e nella storia delle scienze, l’idea germogli nello stesso momento in altri cervelli e che in definitiva gliela rubino di nuov.

Insomma avrete capito che si tratta di un libro scritto splendidamente. Il che, ne ho riprova ogni giorno di più, non significa necessariamente di essere di fronte a un grande romanzo. Non lo implica nemmeno in questo caso. Ho trovato il libro un po’ lungo, come molto spesso succede l’autore non ha una capacità di sintesi che gli permetta di sfrondare la prima stesura dalle parti non essenziali. Il fatto è che non sempre a dilungarsi si scrive Cent’anni di solitudine… insomma un grandissimo libro si distingue anche per non dire nulla di inutile, e qui questo non succede. Rimane il fatto che Adelphi ancora una volta ci regala un libro, che in forma di ebook ho preso quasi gratis, e che se anche non rimane scolpito nella mente, certamente non  fa rimpiangere il tempo speso per leggerlo.

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