L’uomo che credeva di essere Riemann, di Stefania Pizzino

ago
2014
19

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I protagonisti di questo libretto sono tre: uno psichiatra, un matematico che è convinto di essere Riemann, e, ovviamente, la matematica. Il narrante è lo psichiatra, che vuole raccontare la storia di uno dei casi più singolari che gli siano capitati, giunto al termine della sua esperienza professionale e soprattutto dopo la morte del secondo protagonista, il matematico Ernest Love. Col quale si era comunque accordato di raccontare, un giorno, la sua storia singolare: questa. Lo psichiatra un giorno viene convocato d‘urgenza da un misterioso e potente personaggio, che lo invita in maniera pressante a occuparsi del matematico, in apparenza improvvisamente impazzito all’annuncio che finalmente qualcuno era riuscito a dimostrare la congettura di Riemann. Non appena saputa la notizia, Love si convince di essere Riemann, il che tra le altre cose permette all’autrice di rivisitare un poco la vita del grande matematico. Il libro quindi è la narrazione degli incontri, dei colloqui, delle giornate che Love e lo psichiatra passano assieme. La scrittura scorre piacevole: l’autrice sa maneggiare la penna (o forse si dovrebbe dire che usa word con proprietà) e, come accennavo prima, si tratta di un testo agile che si legge in un paio d’ore. Tuttavia, a me non sembra che sia un libro riuscito. Lasciamo stare tutti gli stereotipi sulla matematica che francamente sono un po’ ripetitivi; lasciamo anche perdere tutta la fragilità della storia raccontata, sia perché non credo proprio che esista uno psichiatra che lascia in un secondo baracca e burattini per dedicarsi a una sola persona, sia per la presenza del misterioso personaggio, con i suoi loschi (e francamente poco credibili) interessi sulla questione. E non contesto la poca plausibilità della storia, dal punto di vista matematico, perché non credo sia un delitto piegare la matematica alle esigenze narrative. Però si arriva alla fine, o meglio sono arrivato io alla fine, con l’idea di non aver proprio capito il significato della storia. Che cosa ha voluto raccontarci l’autrice del libro? Credo che si possa essere divertita a curiosare nel mondo della matematica e dei matematici, e pazienza se intervengono gli scontatissimi Eulero e Gauss (apprezzata invece la sorprendente e fugace apparizione di Persi Diaconis), ma per scriverne poi un libro, a mio avviso, avrebbe dovuto sostenerlo con una trama e un disegno un po’ più trasparenti e credibili.

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