Le cose che non ho, di Gregoire Delacourt

lug
2013
14

scritto da on Recensioni

1 commento

Ecco l’ennesimo esempio di libro comperato in formato elettronico, e solo perché la Newsletter quotidiana di Amazon me lo aveva segnalato in grande offerta. Vado sempre a vedere le offerte, e le prendo quasi tutte… visto che non prendo caffè e cornetto la mattina al bar, l’ebook mi fa risparmiare… Molti acquisti poi giacciono su Kindle: a volte li dimentico pure. Questo è stato acquistato senza esitazione e senza nemmeno dare più di un’occhiata alla trama, quasi sicuramente perché il titolo mi ricordava quello di una famosa canzone di Faber, Quello che non ho. Anche questo acquisto  è stato dimenticato per un po’, poi settimana scorsa ero a Sophia Antipolis e quando sono in giro ovviamente ho più tempo per leggere (risparmio in genere sul tempo che in Italia passo rilassandomi a vedere qualche partita…).

Il libro, ambientato in Francia,  è un racconto in prima persona della storia e dei pensieri di una signora di 47 anni, Jocelyne Guerbette, madre di due figli e moglie di un operaio di nome Jocelyn: anche nel fatto di condividere il nome c’è un segno. La vita si svolge tranquilla, lei è padrona di una merceria, e la sola cosa un po’ anomala che si concede è un blog che decide di animare per riempire i tempi morti della sua attività, che procede molto fiaccamente per la maggior parte dell’anno. Blog che inaspettatamente attira attenzione e le porta anche buonissimi frutti nella sua attività di merciaia. La vita procede tranquilla, e  lei la vive e la racconta con una visione semplice, ma lucida e consapevole. Fino al giorno in cui un avvenimento particolarmente inusuale  cambia la sua vita, prima a livello psicologico, poi anche sul piano pratico. E della trama non dico più nulla.

Si leggono libri belli, si leggono libri brutti, libri che ti appassionano, che stenti a finire, che molli dopo un po’ perché è una pena continuare. Poi, raramente, succede che incontri un libro che ti fa battere il cuore come quando  incontri  una persona, e senti immediatamente che non sarà una conoscenza come un’altra. Questo, esattamente come succede con una persona,  altera il tuo giudizio, il tuo modo usuale di vedere le cose. Perché vedi, nella persona e nel libro, cose che pochi vedono, perché sono più dentro di te che in quel che osservi, forse.

Mi sono portato l’Ipad al ristorante per la cena. Lo so, è una cattiva abitudine, ma se leggo almeno mangio un po’ più con calma, e i vestiti me li macchio comunque anche se sto attento.. questa  è un’arte istintiva.  Credo che se qualcuno mi avesse osservato (cosa che per fortuna non ha nessuna probabilità di accadere) si sarebbe chiesto con sorpresa che cosa stessi guardando sull’Ipad, perché leggendo sono stato attraversato da molte emozioni e, lo ammetto, un paio di volte ho dovuto trattenere le lacrime. Ho provato, come faccio spesso, a sottolineare le frasi che mi colpivano (l’Ipad ha anche questo di molto bello, puoi sottolineare senza nessuno scrupolo, perché quando decidi puoi cancellare, e diversamente dal libro non ne rimane traccia…), ma poi ho smesso perché mi rendevo conto che, avulse dal contesto, sarebbero potute sembrare frasi a effetto, retoriche, un po’ da Baci Perugina.

A un certo punto, e questo non mi accade praticamente mai, ho dovuto smettere di leggere, perché mi ha preso la paura che, continuando, potessi rimanere deluso: come poteva il seguito essere meglio di quanto avevo già letto? Infatti, quando sono tornato in camera, mi sono messo  a fare dell’altro. Ho finito il libro quando mi sono svegliato, la mattina, a un orario impossibile: avevo tutto il tempo di farlo, visto che dovevano passare a prendermi più di tre ore dopo. E, come in fondo già sapevo, ho continuato ad leggerlo senza  la stessa trepida intensità della sera prima. Anche se mi è piaciuto molto, e ho trovato elegantissima la chiusura della storia, il che a mio parere non succede quasi mai.

Questo mio pezzo finisce sotto la tendina che un po’ arrogantemente ho titolato recensioni: non ho le competenze per recensire. Però agli amici si può far nascere almeno la curiosità, e questo è un’ottima cosa, ho letto molti libri interessanti trovandoli recensiti nei blog.

Questa volta il mio è solo un omaggio, un atto d’amore. Non mi stupirei se persone anche con i gusti vicini ai miei non trovassero nel libro emozioni intense come le mie.

Concludo dicendo che ovviamente sono andato a vedere su Internet se la scrittrice aveva già pubblicato dell’altro. Eppure lo so che Grégoire è un nome maschile! Beh, la prima reazione è stata di delusione, arrabbiatura, ma come, è un uomo che ha scritto questo? Segno inequivocabile del tipo di rapporto  estremamente emotivo che ho avuto con questo libro, che rileggerò presto, anche se non sono sicuro che sia una buona idea…

 

One comment on “Le cose che non ho, di Gregoire Delacourt

  1. stravagaria on said:

    Non mi hai incuriosito, mi hai super incuriosito! Sono solo dispiaciuta di aver perso l’offerta… e dire che le guardo tutte le mattine :(
    Pazienza, questo lo compro lo stesso sulla fiducia :)

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